Adalgisa Biondi, curatrice della rubrica “Storie di Girgenti” sul nostro settimanale, ha fatto pervenire in redazione una lettera a commento della nota del nostro direttore sullo stemma della Città di Agrigentoi presente nella sala Giunta del Comune. (vedi qui)
“Seppure diciamo così, in ferie, anche se una mamma in ferie non va mai, non ho potuto fare a meno di leggere l’articolo del nostro direttore in riguardo al vecchio, ma soprattutto “illegale”, stemma ancor presente in Sala Giunta del Palazzo del Comune. Onestamente, ritenevo questa vicenda oramai chiusa, tanto da pensare che i tempi fossero maturi per scrivere nella rubrica di storia della quale mi occupo, l’alternarsi di buoni propositi e di delusioni per poi uscirne vittoriosa, la città intendo, che è riuscita a riappropriarsi dello stemma originale. Adesso mi sento indietro rispetto alla riunione di redazione, nella quale si è dato avvio alla storia del gonfalone agrigentino, e soprattutto rispetto alla vita democratica del Paese, che non è più rappresentata da un littorio, simbolo per qualcuno di una qualche importanza, ma non simbolo rappresentativo della Repubblica Parlamentare le cui Istituzioni si studiano già sui banchi di scuola. Mi verrebbe una battuta, stupida, che a questo punto potremmo aggiungere una falce ed un martello, per accontentare e gli uni e gli altri nostalgici. Ma qui il punto è un altro, ed è storico-giuridico.
Dal punto di vista storico, nel più di un articolo riguardante la storia del gonfalone, non abbiamo voluto raccontare “u cuntu”, come si faceva tra vicini di casa quando non esisteva la televisione. La storia è una scienza seria, fatta di fatti certi e di somme da tirare. E qui il fatto certo è il D.P.R. del 2019 e la somma da tirare è il ritorno al gonfalone originale. Tutto ciò si trovi fuori da tale stemma è illegale. E ciò si lega al punto di vista giuridico. Come considerare legali decisioni prese da un Governo cittadino con uno stemma invalido? È come se quando parla il Presidente della Repubblica dietro ci fosse la bandiera dei Savoia o dei Borbone. Le Istituzioni nascono come forma ancor prima che come sostanza. Ed è nella forma che esse divengono sostanzialmente rappresentative. Per cui prego qualcuno di buon cuore, di modificare nel senso della legalità tutti gli stemmi presenti nel Palazzo di Città, chiudere questa storia per la quale non riderebbe neanche Pirandello, men che meno Empedocle il quale è morto per difendere la democrazia contro la tirannia, e cominciare da questo primo atto per presentarci degnamente all’appuntamento del 2025″.
Adalgisa Biondi