«Francesco, buona corsa!»

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L'Abbraccio con l'Arcivescovo Alessandro (foto Gianpiero La Palerma)

Giovedì 25 gennaio 2024, festa della Conversione di San Paolo, nella Basilica Cattedrale, mons. Alessandro Damiano, ha presieduto la Celebrazione Eucaristica con il rito dell’ordinazione diaconale di Francesco Traina della Comunità ecclesiale di San Giovanni

(foto Gianpiero La Palerma)

Gemini. Presenti le autorità civili, i presbiteri ed i diaconi dell’Arcidiocesi, amici e parenti e una numerosa rappresentanza di fedeli dei comuni di San Giovanni Gemini, Cammarata e Ribera, dove Francesco ha svolto in suo ministero di accolito prima dell’ordinazione e dove continuerà il suo servizio da diacono a favore della Comunità tutta, in attesa dei tempi canonici dell’ordinazione presbiterale.
Suggestivo, come sempre, il rito di ordinazione nei vari momenti: l’invito a presentarsi all’Arcivescovo perché egli si accerti della sua idoneità al ministero al quale è stato chiamato; quindi il rettore del Seminario, don Stefano Nastasi ha presentato il candidato ricordando le tappe del suo iter vocazionale e formativo a cui è seguita la conferma e l’elezione da parte dell’Arcivescovo con le parole “con l’aiuto di Dio e di Gesù Cristo nostro Salvatore, noi scegliamo questo nostro fratello per l’ordine del diaconato”.
Dopo l’omelia sono seguiti gli impegni dell’eletto che ha pronunciato, davanti alla Comunità e all’Arcivescovo che lo interrogava, per quattro volte “Sì, lo voglio” e il “Sì, lo prometto”, di accogliere, cioè, il dono di Dio, esprimendo la volontà di essere ministro di Cristo nella Chiesa, dedicando la vita al servizio del popolo cristiano accettando di celebrare fedelmente la Liturgia delle Ore, promettendo all’Arcivescovo filiale rispetto e obbedienza e impegnandosi a vivere il celibato come segno di totale dedizione a Cristo.

(foto Gianpiero La Palerma)

A seguire le Litanie dei Santi, con il candidato all’ordine sdraiato a terra ai piedi dell’altare maggiore, l’imposizione delle mani sul capo e la preghiera di Ordinazione. Al termine sono seguiti i riti esplicativi: il neo diacono ha indossato le vesti diaconali (la stola e la dalmatica) aiutato dal parroco della comunità di origine, ricevuto il libro dei Vangeli da parte del Vescovo con le parole: “Ricevi il Vangelo di Cristo del quale sei diventato l’annunziatore: credi sempre ciò che proclami, insegna ciò che hai appreso nella fede, vivi ciò che insegni”
Infine il neo diacono è stato accolto dalla comunità dei diaconi dell’Arcidiocesi raccolta nell’abside. Il caloroso abbraccio di pace tra mons. Damiano e Francesco ha chiuso il rito di ordinazione.
Nell’omelia l’Arcivescovo ha ricordato a Francesco il suo essere, fortificato dal dono dello

(foto Gianpiero La Palerma)

Spirito, di aiuto al vescovo e al presbiterio nel ministero della parola, dell’altare. “Gli impegni che assumerai non siano un atto dovuto ma connotino la tua vita; […] il tuo esempio un richiamo costante al Vangelo e susciti imitatori tra il popolo santo di Dio. L’impegno al celibato sia segno e richiamo alla carità pastorale, non sia ristretto ad una sorta di astinenza sessuale per poi essere riempito di meschini ninnoli. L’obbedienza, non sia subita né banalizzata, sia piuttosto l’offerta della nostra libertà ad un disegno più grande che sempre supera i nostri orizzonti”. Richiamando la festa liturgica della conversione di San Paolo e la sua testimonianza che da persecutore di Cristo cambia vita e si converte, ha ricordato ai presenti a come il Vangelo invita e invia in missione e a comprendere il vero significato della conversione evangelica: non si tratta – ha detto – di passare dalla non-fede alla fede, dagli idoli a Dio. L’esperienza dell’Apostolo Paolo può essere modello di ogni autentica conversione cristiana.

Quella di Paolo maturò nell’incontro col Cristo risorto; fu questo incontro a cambiargli radicalmente l’esistenza. Paolo si è convertito perché, grazie alla luce divina, “ha creduto nel Vangelo”. In questo consiste – ha detto – la sua e la nostra conversione: nel credere in Gesù morto e risorto e nell’aprirsi all’illuminazione della sua grazia divina… Questa verità, che grazie al Battesimo illumina l’esistenza di ogni cristiano – ha ricordato mons. Damiano – ribalta completamente il nostro modo di vivere. “Convertirsi significa, anche per ciascuno di noi, credere che Gesù “ha dato sé stesso per me”, morendo sulla croce (cfr Gal 2,20) e, risorto, oggi vive con me e in me. Affidandomi alla potenza del suo perdono, lasciandomi prendere per mano da Lui, posso uscire dalle sabbie mobili dell’orgoglio e del peccato, della menzogna e della tristezza, dell’egoismo e di ogni falsa sicurezza, per conoscere e vivere la ricchezza del suo amore”. Ha poi indicato – sull’esempio di Paolo – l’atteggiamento spirituale adeguato per poter progredire nella via della comunione. «Non ho certo raggiunto la mèta – egli scrive ai Filippesi -, non sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch’io sono c-stato conquistato da Cristo Gesù» (Fil 3,12). Anche noi – ha concluso – non stanchiamoci di correre […] Francesco buona corsa!”

Carmelo Petrone

 

 

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