Sono arrivate questa mattina, 11 ottobre, a Porto Empedocle le tredici bare con i corpi delle vittime, tutte donne, del naufragio al largo di Lampedusa. “Non c’è una – come ha scritto Marilisa Della Monica, sul settimanale cartaceo di questa settimana – che superi i 30 anni di età. Chi li ha ricomposti, gonfi e deformati, i corpi di quelle tredici donne morte nel naufragio verificatosi, nella notte tra domenica 6 e lunedì 7 ottobre, a poche miglia da Lampedusa, non riesce a trattenere le lacrime quando racconta quel suo ultimo gesto di umanità”.
“Ancora altre morti, scrive don Mimmo Zambito, già parroco di Lampedusa, sul nostro settimanale. Ci chiedevano di vedere la nostra terra: ai piccoli corpi di Cristo daremo loculi nei nostri cimiteri. La morte comminata non fa più notizia. Muore la donna col pancione, muore il bambino. Con loro muore l’Europa che esce da se stessa, dal suo principio dal suo senso: l’Europa esce di senno, muore lei e noi suoi figli a Lampedusa”.
Questa mattina sul molo Sciangula c’è una bara, allineata alle altre, un po’ più particolare. Al suo interno racchiude i sogni, le speranze, le paure di una ragazzina di 12 anni… Ad accoglierli le massime autorità civili e militari locali e e della Provincia di Agrigento con in testa il prefetto di Agrigento Dario Caputo, ma anche diversi cittadini e cittadine che hanno voluto rendere omaggio ai migranti morti anche solo con un fiore. Il Prefetto, in particolare, ha avuto parole di apprezzamento per i comuni dell’agrigentino che hanno accolto la richiesta di ospitarli, nei loro cimiteri, nella speranza che i corpi possano essere identificati e fare ritorno nella loro terra. Come detto sono arrivate 13 salme di donne della Costa d’Avorio che dovrebbero essere così ripartiti nei cimiteri dell’agrigentino: 2 andranno ad Alessandria della Rocca; 2 a Favara; 2 a Camastra; 2 a Cianciana; 1 a Campobello; 1 a Joppolo; 2 a Grotte ed infine 1 a Naro.
Sul molo anche don Leopoldo Argento, parroco della matrice di Porto Empedocle e, anche lui, già parroco di Lampedusa, don Luca Camilleri, direttore ll’ufficio per il Dialogo interreligioso della Curia di Agrigento e il direttore dell’Ufficio Missionario, don Aldo Sciabbarrasi che hanno benedetto i corpi ed elevato una preghiera di suffragio. “ Come ufficio missionario – ci ha detto don Aldo Sciabbarrasi – ancora una volta chiediamo perdono a questi fratelli che volevano arrivare vivi e soprattutto vivere una vita più serena rispetto alle loro terre e invece sono morti e per questo li affidiamo al buon Dio che usi misericordia su di loro. Ancora una volta accogliamo nella nostra terra di Agrigento morti tragiche che ci fanno solo dire: basta! Non vogliamo più vivere tragedie come queste, auspichiamo che chi di dovere, ognuno per le proprie competenze, possa intervenire concretamente con soluzioni, risolutive”.
Don Leopoldo Argento ha espresso parole dure: “Inghiottiti dal mare dell’indifferenza di un’Europa vecchia nel cuore che passa di trattato in trattato senza concludere nulla, mentre il Mediterraneo continua ad essere un cimitero”.
Gli Imam di Agrigento hanno pregato nelle loro Moschee unendosi alla preghiera di uomini e donne che hanno affidato queste nostre sorelle alla bontà e alla Misericordia di Dio.