Sambuca di Sicilia, dopo 51 anni riapre la Chiesa Madre

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Dopo oltre mezzo secolo dal terremoto che nel 1968 devastò la Valle del Belice viene riaperto uno dei gioielli architettonici più significativi di quel territorio: la Chiesa Madre di Sambuca di Sicilia, simbolo per tanti anni di una ricostruzione ancora incompiuta. Non a caso alla cerimonia di inaugurazione, che concluderà le manifestazioni organizzate per il 51/o anniversario del sisma, parteciperanno tutti i sindaci dei Comuni del Belice. La chiesa verrà riaperta al culto sabato 26 gennaio alle 17, con una messa solenne concelebrata dall’arcivescovo di Agrigento, cardinale Francesco Montenegro. La Madrice, come viene chiamata con affetto dagli abitanti, porta ancora le ferite inferte dal terremoto del 15 gennaio del ’68 ma grazie a uno stralcio funzionale degli ultimi fondi previsti per il Belice il Comune è riuscito a bandire una gara d’appalto per il rifacimento del pavimento, il recupero dell’altare maggiore dove è stato collocato un grande blocco in pietra, e alcuni interventi di consolidamento del tetto. “Dopo cinquant’anni di attesa riusciamo finalmente a riaprire la Matrice”, commentano con soddisfazione il sindaco di Sambuca Leo Ciaccio e il vice sindaco e assessore alla Cultura Giuseppe Cacioppo. “Per il restauro totale della Basilica – spiegano – saranno ancora necessari altri interventi, ma intanto un monumento che rappresenta il simbolo stesso della nostra comunità potrà finalmente essere reso fruibile”.

La Chiesa Madre, edificata intorno al 1420 su una parte dell’antico Castello arabo di Zabut, si trova nella parte più antica di Sambuca, sulla rocca che domina il paese. L’attuale campanile, fu ricavato da una antica torre saracena di difesa dello stesso Castello. In origine era una piccola chiesa dedicata prima a Santa Barbara, e poi a San Pietro Apostolo; nell’anno 1642 fu ricostruita ed ampliata grazie al contributo finanziario della marchesa Donna Giulia Baldi Centellis e della sorella Maria. Completata la costruzione, il 12 febbraio 1651, la chiesa fu solennemente aperta al culto sotto il titolo di Maria SS. Assunta. Si tratta di una chiesa a tre navate, divise da colonnati che sorreggono archi a tutto sesto. Di forma a croce romana, nel punto in cui il transetto si interseca con la navata centrale s’innalza la cupola di ispirazione rinascimentale. I muri, le colonne, le volte reali, i basamenti di pietra tufacea dura conferiscono al tempio un rigore e un’armonia claustrale che conquista il visitatore. Il campanile, che culmina a guglia piramidale, coperta da quadrelli di ceramica policrome, è un raro gioiello che non e’ facile trovare nell’architettura d’epoca della Sicilia occidentale.
Opera di artigianato locale che lavorò sotto la guida di ingegneri palermitani, la Matrice è ricca di stili compositi: il portale di rozzo stile arabo-normanno proviene di sicuro da una delle chiese della distrutta Adragnus; mentre tutto l’ornato del portale della fiancata destra che si affaccia sulla Piazza Baldi Centellis e’ ispirata a motivi rinascimentali commisti a delicati influssi barocchi

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