Violenza su fasce deboli: nasce il Tavolo inter-istituzionale

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Si è tenuto martedì 21 maggio, presso la prefettura di Agrigento il primo Tavolo inter istituzionale per avviare un percorso unitario e strategie comuni in merito alla violenza su fasce deboli, in particolare donne e bambini.  L’iniziativa, proposta  dal Procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, che accogliendo una indicazione del Consiglio Superiore della Magistratura, è stata accolta favorevolmente dal  Prefetto, dott. Dario Caputo, che ha ospitato nel suo alloggio i lavori. Al Tavolo oltre al Procuratore, che ha introdotto i lavori, moderati dal Prefetto, c’erano alcuni sindaci e i rappresentanti dei servizi sociali dei comuni della Provincia di Agrigento, il Presidente del Tribunale Pietro Maria Falcone, il comandante provinciale dei Carabinieri, Col. Giovanni Pellegrino e quello della Guardia di Finanza, Col. Pietro Maggio, il Questore, Maria Rosa Iraci, il direttore dell’Asp, dott. Giorgio Giulio Santo Nocito, la dott.ssa Andreoli e il dott. Camerino della Procura e i  rappresentanti del Consiglio dell’ordine degli Avvocati,  delle Istituzioni Scolastiche edi  Giorgio Patti,quale responsabile del centro antiviolenza “Telefono Aiuto” di Agrigento, i quali hanno riferito del loro impegno, per gli ambiti di loro competenza.

Il Procuratore all’inizio del suo intervento ha ringraziato i convenuti, soprattutto per il contributo di presenza per avviare questa iniziativa, ed ha dato le ragioni della convocazione. “ Il problema della tutela delle fasce deboli, ha detto, è un problema sempre più forte e sentito anche nella nostra provincia…  ci sono varie indicazioni che provengono da organismi nazionali e sovranazionali, per cui un po’ tutti ci sentiamo in dovere di agire”. Ma qual è il senso del tavolo? “È innanzitutto – ha detto Patronaggio – quello di creare una rete inter istituzionale di intervento, affinché si possono fare delle azioni integrali. Occorre – ha detto  il procuratore –  che chi si occupa di questa materia sia innanzitutto opportunamente formato; occorre poi vedere chi siamo,  cosa facciamo e con quali risultati, quali  i tipi di relazioni positive siamo riusciti a creare in questi anni”. Rivolto poi ai rappresentanti delle Istituzioni ha detto: “desidero sapere, per esempio, nei comuni quanti servizi sociali ci sono, quali le strutture, come si muovono e come si raccordano con gli altri, ma ancora chi lavora e con quali competenze. Voglio sentire – ha proseguito – , i comuni, la scuola,   l’Asp, voglio sapere quali sono le loro esigenze, come vogliamo interagire”. In particolare al Procuratore non interessa, soprattutto, il momento giudiziario, ma i momenti pregiudiziali che sono “altrettanto importanti – ha detto –  forse più importanti.” Insomma, in questa prima fase – ha proseguito –  “occorre conoscere le forze in campo , le professionalità elaborare linee comuni che devono essere poi formalizzati in dei protocolli che non restino carta straccia, ma diventino strumenti di soluzioni dei problemi”. Subito dopo il suo intervento  è stato aperto il confronto tra i partecipanti al tavolo. Unanime la denuncia delle difficoltà con cui enti ed istituzioni devono fare i conti quotidianamente per le esigue risorse, di mezzi, di personale e di strutture. Il dato più eclatante, per esempio è quello del Comune di Agrigento denunciato dall’Assessore Gerlando Riolo, dove su un organico di 12 assistenti sociali previsti, ce ne sono solo due di cui uno non a tempo pieno,  o quello del comune di Aragona che da due anni non ha nessun assistente sociale. La rappresentante del Consiglio dell’ordine  degli avvocati, invece,  ha fatto emergere la necessità della formazione soprattutto nelle comprendere è decodificare i fenomeni e per fare questo il consiglio si sta preoccupando, ha detto, di creare dei corsi di formazione per gli avvocati, per arrivare alla costituzione di un vero e proprio centro di avvocati specializzati di questi fenomeni. Il  Procuratore, a conclusione dell’interessante confronto – che ha messo in luce anche come nella nostra Provincia siano pochissimi i Centri antiviolenza e le case di accoglienza – ha concluso i lavori, dando appuntamento ad una seconda convocazione del Tavolo prima dell’estate e  anche individuando, per il proseguo dei lavori, quattro aree di intervento, con obiettivi di conoscenza e formazione : Area “Sanità”, quelle dei “Comuni e Terzo Settore”, “mondo della Scuola” ed infine l’area del “mondo giudico”. A nostro avviso – mentre salutiamo positivamente l’istituzione del Tavolo e auspichiamo che venga allargato al mondo del volontariato e dell’associazionismo cattolico e laico –  manca una quinta area – e pertanto, da queste colonne, ci permettiamo si suggerirla come proposta per il proseguo dei lavori del Tavolo – quella dell’accompagnamento e del reinserimento nella società dei soggetti vittime di violenza.

Carmelo Petrone

Nel video il Procuratore Patronaggio spiega le ragioni del Tavolo