- Era il 17 luglio del 2014 quando nei pressi di Butera si verificò un tragico incidente ferroviario dove persero la vita i ferrovieri Antonio La Porta, Enzo Riccobono e Luigi Gaziano, addetti al settore manutenzione. L’associazione AEL (acronimo delle iniziali dei nomi dei colleghi defunti), costituita dai colleghi degli sfortunati lavoratori, da allora annualmente organizza eventi per ricordarne la memoria. Sabato 21 luglio alle ore 10 nella Cappella della Stazione Agrigento Centrale l’arcivescovo di Agrigento, card. Francesco Montenegro, alla presenza dei familiari e dei colleghi delle vittime, ha celebrato una messa in suffragio dei tre ferrovieri, ricordando anche tutti i morti del lavoro. Durante l’omelia l’Arcivescovo ha detto: “ È difficile dare una spiegazione a quello che è successo; tre persone sono uscite di casa per andare a lavorare e non hanno più fatto ritorno. Il lavoro – ha proseguito – è provvidenza, va rispettato e nessuno può utilizzarlo, solo per trarne dei profitti a scapito di altri. Qualcuno – ha continuato l’arcivescovo – ha definito il lavoro la ‘messa civile’, l’uomo che lavora è come se celebrasse la sua messa. Il lavoro è l’esaltazione dell’uomo come custode del mondo, e come se la la mano di Dio si prolungasse in quella degli uomini E pertanto va rispettato, perché è nel lavoro che l’uomo si scopre collaboratore di Dio. Non c’è – ha proseguito – un lavoro più dignitoso di un altro, qualunque lavoro fatto bene, fatto con tutto se stesso e col proprio impegno, diventa prezioso è bello, perché da la gioia a Dio di continuare la creazione e di rendere questo mondo migliore. Ecco perché la terra va rispettata, perché – ha detto – potremmo dire che essa è come l’altare e rende sacra la vita. Ci troviamo – ha proseguito il cardinale – in una stazione. La stazione è uno di quei luoghi che ci fa capire la vita. Qua si arriva, da qui si parte, si piange; qui si sorride ma qui muoiono e iniziano anche le speranze di una vita. La stazione è luogo di passaggio, ma tante volte, per chi non ha una casa, diventa un posto dove riposarsi e fermarsi. Alla stazione – ha detto ancora – si fanno incontri, alla stazione si guarda la tabella dell’orario e ognuno scandisce il suo tempo. In piccolo la stazione è tutta la nostra vita. In questo momento il Signore vuole dirci che è amico di tutti, in particolare dei poveri ma anche dei prepotenti e ricchi che chiama alla conversione e al cambiamento del cuore. Dio ama il povero perché il povero è un defraudato e non ha quei beni che molti hanno, addirittura qualcuno approfitta del povero per poter stare meglio lui. Dio non vuole che l’uomo venga manipolato da altri più potenti e più forti. Lui vuole che ogni uomo sia rispettato e non accetta la le divisioni che noi facciamo, il più ricco e il più povero, il Nord e sud. Per lui siamo tutti figli. C’è una parola nella Bibbia che deve farci pensare, dice: “guai a coloro che meditano l’iniquità”. Guai a chi è cattivo Il Signore al cattivo non fa sconti, lo invita alla conversione. Viviamo – ha concluso – in un tempo particolare, dove il più forte cerca di far valere i suoi muscoli, dove il profitto è diventato la chiave per aprire tutte le porte. Ci stiamo abituando anche alla disonestà e alla corruzione, alle ingiustizie dicendo semplicemente il mondo va così E diventiamo dei rassegnati.
Al termine della Messa è stata deposta una corona ai piedi della scultura simbolica realizzata dai colleghi.