I Redentoristi hanno lasciato Agrigento, tra gesti di riconoscenza e molta emozione

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Il 1° agosto scorso non é stata una bella giornata per la Vita Consacrata e per la stessa vita ecclesiale dell’arcidiocesi di Agrigento. É stato il giorno della chiusura della comunità religiosa dei Padri Redentoristi della chiesa di S. Alfonso, nei pressi della cattedrale. Li aveva inviati lo stesso fondatore Sant’ Alfonso Maria de’ Liguori ed erano arrivati da Napoli nella città di Agrigento l’11 dicembre 1761, in quattro: il superiore dell’erigenda comunità, P. Pietro Paolo Blasucci, con i Padri Domenico Caputo e Angelo Perrotta, e il fratello coadiutore Pasquale Aiello. Duecentocinquantotto anni di storia, interrotti soltanto da alcuni decenni di allontanamento, a seguito della messa fuorilegge degli ordini religiosi da parte dello Stato italiano durante l’Ottocento. Anni di servizio generoso, fecondo e gradito dal popolo in tutta la diocesi agrigentina dove erano affettuosamente chiamati ‘Li Patruzzi’. Molto conosciuti soprattutto per le missioni al popolo che fino agli anni Cinquanta-Sessanta del secolo scorso segnavano positivamente la vita delle comunità locali per le grandi predicazioni, i gesti di penitenza, le conversioni;  in alcuni comuni memorabili anche per il segno pubblico dell’erezione di una grande croce all’ingresso del paese.

I motivi della chiusura, dolorosa e più volte rinviata dai superiori, li aveva chiariti il Provinciale dei Redentoristi, P. Serafino Fiore, in una lettera del 31 maggio scorso nella quale scriveva all’Arcivescovo Card. Francesco Montenegro che, a motivo della contrazione delle vocazioni e il crescere dell’età dei Padri, non si poteva più rispondere alle esigenze delle varie comunità e, di conseguenza, il Governo della Provincia Napoletana dei Redentoristi, della quale la comunità di Agrigento faceva parte, era costretto a chiudere questa casa religiosa.

La notizia, subito diffusa dai social, aveva generato nei fedeli e particolarmente negli amici dei Padri molta costernazione e alcune infondate congetture non benevole verso gli ambienti diocesani, che gli stessi superiori della Provincia Religiosa non hanno mancato di chiarire, riportando la riflessione sulle cause reali della chiusura già significate all’Arcivescovo.

Lo stesso Arcivescovo poi ha chiesto al Padre Provinciale di potere ringraziare la Congregazione del SS. Redentore e tutti i Padri che hanno operato nella comunità redentorista di Agrigento in una concelebrazione nella chiesa di S. Alfonso, nel giorno della festa del Santo, con la partecipazione dei  parroci della città e dei fedeli. Per l’occasione é venuto da Napoli il P. Filippo Indovino, CSSR, legale rappresentante della Provincia Redentorista Napoletana e delegato del Provinciale, trattenuto in Kenia per impegni della Congregazione.Questo Padre, prima ha partecipato alle consegne dai Redentoristi ai rappresentanti dell’Arcidiocesi della chiesa di S. Alfonso con i beni annessi, poi ha fatto l’omelia alla concelebrazione presieduta dall’Arcivescovo. A conclusione, questi ha manifestato la riconoscenza dell’Arcidiocesi a Dio e a S. Alfonso per il dono della presenza dei Redentoristi ad Agrigento e anche a Sciacca, dove la Comunità Redentorista é stata operativa fino agli anni Ottanta del secolo scorso, poi ha voluto ringraziare tutti i Padri che hanno operato durante tutto questo tempo nella Chiesa Agrigentina.

Gli ultimino due padri Redentoristi ad Agrigento – Padre Giuseppe Russo a destra, padre Vincenzo Romito, a sinistra (foto C.Petrone)

Particolare viva riconoscenza é stata manifestata verso gli ultimi due Redentoristi (vedi foto accanto) che, tra tanti gesti di gratitudine ma pure con molta emozione, vivevano questo doloroso momento di separazione: il superiore P. Giuseppe Russo, che in venti anni di servizio nella comunità redentorista di Agrigento ha svolto un’importante opera pastorale, culturale e di qualificazione delle strutture, e il P. Vincenzo Romito che, con la predicazione, le confessioni e l’accompagnamento spirituale dei fedeli, é stato per molti agrigentini sostegno spirituale e guida illuminata. Più volte, nei diversi momenti di questo incontro del 1° agosto, é stata manifestata la speranza che i Padri possano ritornare nella città di Agrigento che hanno voluto bene e nella quale sono stati e sono ancora tanto amati.

Alfonso Tortorici