Ing. Panzeca: ecco come ho “salvato” la Cattedrale di Agrigento

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Con gioia e trepidazione attendiamo il 22 di febbraio, giorno in cui, dopo 2920 giorni (8 anni), di chiusura al culto, la Cattedrale di Agrigento sarà riaperta al termine dei lavori previsti nel progetto redatto, su incarico dell’Arcidiocesi di Agrigento, dal prof. Teotista Panzeca e che sono stati approvati nella conferenza dei servizi tenutasi al Comune di Agrigento il 3 luglio 2015.

In tutti questi anni il nostro settimanale ha raccontato le alterne vicende della Cattedrale e del suo Colle ed ha tenuta viva l’attenzione e l’interesse per Essa e il Centro storico di Agrigento.

Questa settimana – mentre la scalinata è stata consolidata e restituita alla sua armonica maestosità, i cavi d’acciaio previsti dal progetto, tutti collocati , i ponteggi interni alla Cattedrale tutti rimossi , ricucite quasi tutte le fessure che ne sfregiavano il “volto” – abbiamo incontrato il prof. Teotista Panzeca (vedi video intervista)  e gli abbiamo chiesto di ricordarci le cause del dissesto ed illustrarci i lavori fin qui eseguiti, secondo quanto già da queste pagine, per sommi capi, abbiamo scritto, in particolare quelli relativi al posizionamento delle catene d’acciaio in elevazione e alle fondamenta della Cattedrale.?Secondo il prof. Panzeca sono sostanzialmente due i principali effetti del dissesto strutturale del Duomo: una rotazione orizzontale oraria (vista dall’alto) di una parte del muro lato nord rispetto al fulcro posizionato in corrispondenza della Cappella del Redentore con un consistente distacco (frattura verticale) di una parte della parete dell’ingresso principale; una frattura che si sviluppa lungo la navata nord in direzione pressochè parallela alla parete. ?Le cause – sempre secondo il professore – sono da imputare al posizionamento della parete nord in corrispondenza del margine della scarpata e all’eccessivo carico che grava, a diverso titolo, spesso inappropriato, sulla base fondale della parete. Vi sono anche altre concause, determinanti per la attivazione dei fenomeni in atto, riportate nelle relazioni allegate al progetto. In una condizione di instabilità permanente bisognava ridurre o eliminare le cause del dissesto: 1. Intervenendo sulla fabbrica; 2. Intervenendo sul versante.

L’intervento dell’Arcidiocesi permette di intervenire sulla fabbrica per consolidarla e aumentare la capacità sismica secondo la normativa vigente, garantire la sicurezza interna e sul lato del versante, ed è propedeutica ai successivi interventi sul versante.

“Non potendo intervenire sul posizionamento ?del muro nord – ci dice il?prof. Panzeca –, ho pre-?visto di mettere in sicurezza la fabbrica attraverso una riduzione del carico gravante sul sedime di fondazione del muro nord ed attraverso la trasformazione del sistema murario in un sistema modificato dalla presenza di funi di acciaio, in fondazione ed in elevazione, distribuite in modo da rendere la fabbrica scatolare. Alle funi ho applicato, tramite una chiave dinamometrica, una forza di trazione che per il principio di azione e reazione si trasforma in compressione sulla muratura per la presenza di piastre di acciaio. Ovviamente – precisa – le forze di tesatura introdotte in corrispondenza del capotesta, parte terminale delle funi di acciaio, avranno valori differenti in funzione dello scopo che devono assolvere.

Queste funi sono state inserite all’interno di tubazioni di polietilene incassate nella mu- ratura in uno scasso nastriforme predisposto lungo la superficie delle pareti. Quindi non saranno visibili e non presenteranno zone di contatto con la calcarenite. Il grande vantaggio della tipologia tecnologica introdotta – tiene a precisare il prof. Panzeca – è dato dalla possibilità di estrarre e sostituire le funi con altre funi di maggiore dimensione e/o di migliore prestazione, se necessario, nel caso in cui, per esempio, si rendesse necessario aumentare la capacità strutturale della fabbrica.

Questa metodologia – continua – offre, inoltre, un altro considerevole vantaggio che consiste nella possibilità di comprendere se la “mamma malata” continua a peggiorare la sua malattia ovvero il suo stato di salute è diventato stabile”.

Professore, ma come si ottiene questa informazione?

“La si ottiene misurando lo stato di sforzo delle funi”.

 E se – noi ci auguriamo che non avvenga – le condizioni di salute della Cattedrale dovessero continuare a peggiorare che si fa?

“Si deve intervenire con la modifica dello sforzo nelle funi interessate che denunciano uno stato di sofferenza crescente”.

Professore mi permetta l’immagine: le funi, quindi, saranno le sentinelle della malattia della Cattedrale?

“Esatto! Si può intervenire sullo stato di sforzo, così come il medico interviene attraverso la conoscenza della pressione nel malato”.

Ma ci spieghi, come si verifica la variazione dello stato di sforzo nelle funi?

“Si sceglie la fune (o le funi) da sottoporre a controllo e, dopo avere effettuata la tesatura, si introduce nel capotesta un sensore che valuta la variazione dello stato di sforzo tramite la misurazione della distanza tra due punti scelti sul capotesta. Se la distanza relativa cresce, il sensore comunicherà in wireless (in remoto) la variazione della distanza e quindi la variazione dello stato di sforzo. In questo caso nasce un allarme che può essere verde, giallo, rosso. Sulla base della variazione dello stato di sforzo, si decide come operare perché la variazione dello sforzo si stabilizzi.

Quali sono le alternative?

Le alternative sono: nel caso di allarme giallo si può intervenire sulle funi incrementando lo stato di pretrazione al fine di ridurre o azzerare il fenomeno attraverso la stabilizzazione dello stato di sforzo; nel caso di allarme rosso si dovrà operare con la sostituzione della fune con una di maggiore prestazione”.

Questi i lavori eseguiti e lo scenario futuro. Un bel risultato che è frutto di un lavoro sinergico, tra tutti gli Enti coinvolti che permette la riapertura al culto e alla fruizione turistica della Cattedrale e ci auguriamo inneschi con maggiore determinazione, una svolta agli interventi necessari,  urgenti e improcrastinabili sul versante, che rimane la questione cardine per una risoluzione definitiva della vicenda della Cattedrale di Agrigento e del suo Centro Storico.

Carmelo Petrone

 

 

 

 

 

 

 

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