Giornata mondiale dei Poveri, arcivescovo Francesco: “i poveri, persone da incontrare”

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“Il grido del povero arriva non solo alle orecchie di Dio, ma deve toccare il nostro cuore e le nostre coscienze per rispondere concretamente attraverso gesti di carità e di solidarietà”. È questo uno stralcio del messaggio che l’arcivescovo Francesco Montenegro rivolge ai fedeli della Diocesi di Agrigento, in occasione della II Giornata mondiale dei Poveri. Di seguito il messaggio dell’arcivescovo.

“Il Santo Padre, in occasione della seconda giornata mondiale dei poveri, prendendo spunto dal salmo 34, ci ricorda come la povertà non può essere un trattato di dottrina sociale, ma una realtà che deve catturare la nostra attenzione e il nostro modo di vivere la nostra vita.
Il grido del povero arriva non solo alle orecchie di Dio, ma deve toccare il nostro cuore e le nostre coscienze per rispondere concretamente attraverso gesti di carità e di solidarietà.
I poveri non sono una categoria da relegare entro dei parametri ben precisi, né tantomeno l’oggetto di qualche articolo riportato da qualche rivista di economia; i poveri sono persone da incontrare, accogliere, amare. Hanno un nome, hanno il volto di donne, di uomini, di bambini sfruttati per vili interessi, calpestati dalle logiche perverse del potere e del denaro, sono segnati dal dolore, dall’emarginazione, dal sopruso, dalla violenza, dalla prigionia e dalla guerra.

Il Messaggio di Papa Francesco per la Giornata Mondiale dei Poveri

Quando si parla di povertà si pensa quasi sempre alle persone prive di risorse materiali quali cibo, acqua, vestiti, casa. A questi bisogni primari se ne devono aggiungere altri non meno importanti quali il lavoro, la giustizia, l’assistenza sanitaria, i rapporti sociali. Tutto questo garantisce una pacifica e ordinata convivenza.
Purtroppo la corsa al possesso di sempre maggiori quantità di denaro e di beni materiali ha portato a far prevalere la legge dell’avere, del forte che incombe sul debole a scapito di quei valori fondamentali quali l’amicizia e la solidarietà, per cui i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri e il divario diventa sempre più grande.
Ma il paradosso sta nel fatto che i poveri, identificati con le categorie di debolezza, miseria, nullità, fanno paura. Fanno paura alla nostra coscienza di “buoni e bravi cristiani”; ma fanno paura anche ai ricchi e ai potenti, tanto da schierare interi eserciti davanti a gente inerme che, armata solo dal desiderio di una vita più dignitosa, si mette in cammino, attraversando il deserto e il mare, in cerca di un po di pace e di un pezzo di pane.
Quanti poveri oggi sono calpestati, privati dei loro diritti, derubati della loro dignità, vittime della cultura dello scarto. Il nostro tempo e il nostro territorio sono pieni di miserie e di povertà che molto spesso si trasformano in tragedie: persone sole che vivono situazioni di malattie e che non hanno i soldi per pagarsi le medicine, anziani che vivono da soli, giovani disoccupati con il nulla davanti a loro. Tutto questo male purtroppo produce altro male: droga, ludopatia, prostituzione giovanile.
Di fronte alle ingiustizie del mondo, alla iniqua distribuzione delle ricchezze, il cristiano non può rimanere inerme, non può tacere, non può tapparsi gli occhi e le orecchie, come non può tacere dinanzi ai modelli dello spreco, del consumismo, della dilapidazione delle risorse ambientali.
Il cristiano non po’ tacere nemmeno di fronte a certi sistemi economici che schiavizzano i popoli, riducendo al lastrico intere nazioni, provocando la morte per fame di milioni di persone.
Non possiamo essere cristiani soltanto per tradizione: dobbiamo fare entrare i poveri nelle nostre esistenze. La Chiesa di oggi deve lasciarsi toccare dai poveri: la gente che occupa i margini della società interpella ciascun credente.
In una delle Preghiere Eucaristiche del Messale Romano, con cui preghiamo durante la Celebrazione Eucaristica, così leggiamo: “ Donaci occhi per vedere le necessità e le sofferenze dei fratelli; infondi in noi la luce della tua Parola per confortare gli affaticati e gli oppressi: fa che ci impegniamo al servizio dei poveri e dei sofferenti. La tua Chiesa sia testimonianza viva di verità e di libertà, di giustizia e di pace, perché tutti gli uomini si aprano alla speranza di un mondo nuovo”.
In questa preghiera chiediamo al Padre Celeste di donarci occhi per vedere e confortare gli ultimi, di aprire i nostri cuori e cercare di capire coloro che vivono in povertà per dare loro un sorriso, una carezza, un sostegno morale e materiale, sull’esempio di Gesù che mai si chiuse alle necessità e alle sofferenze dei fratelli.
La fede ci schiera obbligatoriamente dalla parte dei poveri. Lo dobbiamo fare, non per metterci la coscienza a posto davanti al buon Dio, o per assicurarci un posto in Paradiso, o per far vedere a chi ci guarda che siamo dei bravi cristiani. Dobbiamo schierarci dalla parte dei poveri perché sono uomini e figli dell’unico Padre, come noi.
Incontrare i poveri vuol dire incontrare Cristo, e diventando noi stessi ultimi potremo entrare nel Regno dei cieli. Così, la pagina del Vangelo di Matteo diventa quanto mai attuale: “ho avuto fame, ho avuto sete, ero forestiero, nudo, in carcere… Venite benedetti dal Padre mio”.

Francesco Montenegro – Arcivescovo

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